Philippe Meirieu, professore onorario di scienze dell'educazione, interrogato inizio giugno dalla rivista francese «Alternative économiques», ci ricorda che la classe è un luogo indispensabile per accedere a quello che è comune a una collettività. La scuola a distanza, anche se può riprendere qua e là qualche aspetto di questa sua imprescindibile caratteristica, non potrà mai sostituirla in modo adeguato.
Come spiega il riconosciuto specialista di pedagogia, «la classe non è soltanto uno spazio-tempo per imparare, è un luogo per "imparare assieme", un luogo nel quale si rispettano le singolarità. È un luogo, inoltre, nel quale si accede a quello che è "comune" a una collettività: dei saperi comuni e, simultaneamente, delle regole comuni, che permettono di lavorare assieme e di "fare assieme società". Una classe, perciò, non può essere ridotta a una sovrapposizione d'interventi individuali, anche se attentamente calibrati. Gli apprendimenti comportano una dimensione sociale e non possono essere, in alcun caso, completamente individualizzati, pur utilizzando delle procedure standardizzate, magari "validate" dalla ricerca scientifica. La classe è uno spazio simbolico nel quale la figura dell'insegnante incarna l'esigenza di precisione, di giustezza e di verità, garantendo allo stesso tempo il fatto che ognuno è chiamato a condividere i propri saperi. E questa garanzia si esprime nel quotidiano attraverso ogni piccolo gesto dell'insegnante, nel modo con il quale abita, nel senso proprio e figurato, l'istituzione scolastica».
Parole apparentemente evidenti, che in questo delicato momento non dobbiamo scordare.

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