la notte del racconto
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la notte del racconto
i miei nonni
tra nonni e nipoti
Scuola di disciplina
Posso dirvi con certezza che la scuola è cambiata molto, anzi, quasi completamente. Mi ricordo che dovevamo imparare tutto a memoria ed era molto difficile. Principalmente, imparavamo a fare di conto, leggere e scrivere. Se facevi lo sciocchino, ricevevi uno schiaffo. Nessuno si lamentava, altrimenti ne arrivava un altro. Uscivi da scuola e con la stessa disciplina andavi ad aiutare i genitori a svolgere i lavori di casa.
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Signora Silvane, 78 anni, Losanna
nonna di Lena
Paura dei bombardamenti
Una delle cose che più mi hanno spaventato durante gli anni della guerra è stato il bombardamento della città di Milano. I rumori e le luci si sentirono fino a Tesserete, dove vivevo all'epoca. Quelli erano momenti di vera paura. Le famiglie quella notte non si limitarono a coprire le lampade e chiudere le finestre con delle tende nere; quella notte tutto il paese spense le luci. Quelle notti erano notti di grande terrore.
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Signora Clementina, 89 anni, Mendrisio
nonna di Saame
La vita femminile in casa
Mio padre lavorava in ufficio, per la cassa malati. Mia madre stava a casa a prendersi cura di noi e della casa. La donna stirava, lavava, puliva e cucinava. Ma non era semplice come adesso... Per lavare si usava una caldaia da bucato, che si posizionava sul fuoco; fatto questo, si mettevano i panni nella centrifuga. Per cucinare si usava la stufa, non i fornelli. Insomma, era diverso. La mamma doveva fare tutto, faceva a maglia e ci aggiustava i vestiti.
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Signora Verena, 77 anni, Winterthur
nonna di Linda
Un cibo semplice
Ai miei tempi si mangiava solo cibo nostrano della nostra terra. Purtroppo, non avendo sempre tutto, dovevamo andare al mercato, spendendo soldi preziosi. Per il resto, facevamo in case, anche il pane, fresco ogni giorno. Alla domenica mangiavamo spesso pasta e carne.
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Signora Emma, 66 anni, Cadenazzo
nonna di Luca
Un tragitto impegnativo
La scuola si trovava a circa cinque chilometri da casa. Nonostante ciò, dovevamo andarci ogni giorno a piedi, anche se pioveva, nevicava o c'era un sole che spaccava i sassi. Anche se a noi non piaceva fare questo lungo tragitto, eravamo obbligati, perché altrimenti i nostri genitori ci mettevano in castigo.
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Signor Yunus, 51 anni, Turchia
papà di Mustafa
Sposa giovanissima
Quando tornavo da scuola cucinavo per i miei fratellini e per i miei genitori. Andavo a dormire presto per essere sempre concentrata al mattino in classe. A dodici anni smisi di andare a scuola e iniziai a lavorare in campagna assieme alla mia famiglia. All'età di quindici anni, ho conosciuto il mio futuro marito. Infatti, due anni dopo ci siamo sposati. Il primo figlio è nato subito, ancora lo stesso anno del matrimonio.
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Signora Vincenza, 74 anni, Basilicata
nonna di Gaia
Una scuola austera
Nella scuola elementare di Lodrino le aule erano poche, gli allievi, invece, erano tanti. Così eravamo almeno quaranta in ogni classe. Alla fine della lezione, bisognava pulire tutta l'aula. Ad eccezione dell'ora di religione, non avevamo alcun momento di svago. Inoltre, non potevamo disturbare, perché le conseguenze erano immediatamente molto pesanti. Contrariamente ad oggi, dovevamo dare del lei al maestro, sin dalla prima elementare.
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Signora Onorina, 68 anni, Lodrino
nonna di Soraya
A corto di soldi
Dai sei agli undici anni sono andato alla scuola elementare di Baselice, in Campania. Per arrivarci, dovevo fare trenta minuti di tragitto a piedi. Dopo le elementari, ho frequentato per tre anni la scuola media, ottenendo degli ottimi voti e ricevendo così una borsa di studio per altri tre anni. Grazie a questi soldi, sono potuto andare all'Istituto tecnico industriale di Benevento, visto che non avevamo soldi in famiglia. Alla fine degli studi, mi sono trasferito in Svizzera, dove ho iniziato a lavorare.
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Signor Giuseppe, 65 anni, Baselice
nonno di Antonio